giovedì 5 marzo 2015

La Rocca dei Silenzi

Era da un po' che cercavo l'occasione... e il tempo... per leggere questo libro, che credo sia l'ultimo pubblicato da Andrea d'Angelo (per carità, salvo errori e omissioni, che di compilare bibliografie non me ne intendo e faccio confusione anche per quanto riguarda me stesso, e sì che non c'è tantissimo da elencare). La Rocca dei Silenzi è un romanzo fantasy imperniato su una dura sfida "militare" e per questo non poteva che interessarmi, anche se insieme ai combattimenti con le armi hanno grande importanza gli incantesimi dei maghi, anzi dei "fruitori di magia" (nella terminologia del libro: di certo non suona bene) essenziali per la sopravvivenza dei "buoni" della storia. Sempre che di buoni e di cattivi si possa davvero parlare.

Una cosa che forse, anzi sicuramente, ho già scritto da qualche parte: per il mio gusto personale va benissimo che la magia sia importante in un fantasy, ma non mi piace molto, in genere, che sostituisca l'artiglieria o le mitragliatrici nelle battaglie, vorrei vederne fare un uso più sottile. Ma i miei gusti sono appunto solo miei, e non posso pretendere che tutti la pensino come me (e quando scrivo faccio allo stesso modo se la storia richiede...). Qui comunque la magia è fondamentale per più di un motivo...

Gli elementi chiave della storia sono, a parte un mondo gelido e montuoso in cui si svolge parte degli avvenimenti, una torre (la torre di Dòthrom, sede di una confraternita di potentissimi maghi) e una fortezza, Ammothàd, ovvero la Rocca dei Silenzi del titolo. La Torre è in un certo senso l'ordine costituito, con tutte le sue ambiguità. La Fortezza è un caposaldo del caos (ma è davvero così?) in quanto ospita una quantità di crudeli e orrende creature, micidiali per chi si avventura laggiù. Sono demoni, forse, ma non si conoscono le loro potenzialità. Ammothàd comunque è un male da eliminare, di conseguenza i maghi, pur divisi tra rivalità e antipatie, organizzano una spedizione convocando vari combattenti per risolvere la questione. Per eliminare un avversario così forte, però, bisognerà prima conoscerlo.



La congrega di volontari che si prende la briga di affrontare la Rocca non ci risparmia certi elementi "tradizionali" del fantasy, ovvero elfi, nani rabbiosi pronti ad ammazzare tutti con l'ascia (sigh) e via dicendo. Ho digerito ogni cosa, tranne alcuni exploit di Vòrak il nano che ad un certo punto mi è diventato parecchio antipatico, pur concedendogli un motivo per essere così intransigente...
I personaggi sono numerosi e quindi spesso poco più che abbozzati, ma ciascuno ha il suo motivo, più o meno importante, più o meno intuibile, per essere lì. Non è certo un gruppo ben assortito, talvolta le loro litigate mi son parse perfino eccessive, ma è un elemento che fa parte di una storia parecchio drammatica.

L'azione e la tensione sono rese molto bene e il romanzo ha uno stile scorrevole, da questo punto di vista sono rimasto soddisfatto pur essendo uno che si annoia facilmente. Difficile dire molto di più senza anticipare elementi della trama, che ha alcuni importanti momenti d'intrigo e disvelamenti. Quanto all'argomento "politico" che è alla base di questo libro, lascio al lettore la sorpresa finale e l'interpretazione. Di mio posso solo dire che se penso che non sia necessario alcun elemento "impegnato" per scrivere un buon libro, non credo certo che sia vietato andare a introdurne uno.
Giudizio finale: non lo giudico esente da difetti, ma questo La Rocca dei Silenzi è nella "short list" dei migliori fantasy prodotti da italiani che io abbia letto.



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