mercoledì 17 settembre 2014

Deliri burocratici e uffici postali

Ho lavorato al pubblico e in un certo senso ci lavoro ancora, e lo so che può sempre capitare un errore, o anche più di uno, che mandano fuori dai gangheri il cliente, anche quando si lavora con tutta la buona volontà. Perciò di solito sto calmo, quando il cliente sono io. A volte però si esagera, ed è quanto mi è accaduto tentando di ottenere la più banale delle operazioni, ovvero sostituire una carta Postepay scaduta.

La richiesta è telefonica. Il codice segreto arriva subito e la carta invece ci mette oltre un mese. Sto parlando di una carta non personalizzata col nome, ed è per questo che già qui, secondo me, siamo nel territorio dell'inaccettabile. Comunque è la tempistica voluta e accettata dalle Poste, quindi tutto regolare.


Ad ogni modo quando la carta è arrivata c'era da attivarla online e qui è iniziato il disastro, perché il documento che a suo tempo avevo rilasciato alle Poste è scaduto. Dovevo per forza andare in un ufficio postale. Ne ho uno a due passi da casa, non era quello il punto, il problema è che gli impiegati delle poste sono nel 90 per cento dei casi dei trogloditi incapaci. Senza offesa per il rimanente 10 per cento, eh...

Ieri sono andato a fare la mia brava coda e finalmente mi accoglie una sportellista che però si dichiara non idonea a compiere l'operazione. Quel tipo di cose che sono proprio quello che mi aspetto, ma voglio sperare che non vada così anche stavolta. Ma con l'amministrazione dello stato va quasi sempre così, appena un'operazione è un minimo diversa dal solito.
Che poi inserire in anagrafe i dati di un documento di identità dovrebbe essere alla portata di uno scolaro delle medie, ma a quello che ho capito il software delle Poste non è il massimo, e di questo non posso fare una colpa alle persone. Ad ogni modo la sportellista mi ha detto di rivolgermi alla collega nell'ultimo spazio disponibile in fondo all'ufficio, ovvero la tana in cui sta in agguato la commerciale che vende prodotti finanziari.

Ieri c'erano tre persone in coda da lei e quindi ho deciso di ritentare nel pomeriggio ritrovandone altre tre; ho rinunciato. Questa mattina, finalmente, la commerciale è libera. Come avevo previsto, ma speravo di no (vedi sopra) mi dice che sono gli sportellisti a dover fare l'operazione. Chi le ha detto che devo farlo io, eccetera. Non mi intrattengo nel conflitto di competenze e mi rimetto in coda, del resto non mi aspetto di vedere una rissa tra la commerciale e la sportellista, ovviamente non succederebbe: con i loro "non tocca a me farlo, tocca a te" l'unico che ci rimette alla fine è il cliente.

Finalmente una persona venuta dalle retrovie (una dirigente per aggiornare un'anagrafica? speriamo di no) si mette all'opera: per prima cosa scopro che nel database delle poste ci sono ben due persone con il mio stesso nome e cognome ma data di nascita diversa. Iniziando l'interrogazione dati dal numero della vecchia carta Postepay finalmente mi trovano (come mai prima no? mistero).
A quel punto con diversi errori e correzioni i dati della mia carta d'identità sono faticosamente inseriti e aggiornati. Posso allora attivare qui la carta Postepay nuova? domando nella mia finta ingenuità (ma so già la risposta). No, non posso, devo farlo con il call center. Allora vado via, dopo aver preso una copia della documentazione ("adeguata verifica") che ho firmato. Che se non l'avessi chiesta io col cavolo che mi davano la mia copia.

Quindi torno a casa e telefono. E scopro che hanno inserito una cifra in meno, quando hanno aggiornato la numerazione della mia carta d'identità. L'addetto del call center chiede in tono inquisitivo: "Ma ha verificato, come doveva, i dati inseriti? Ha letto la documentazione ricevuta?" alludendo a quelle carte che mi hanno dato solo perché le ho chieste io. Ha ragione, la cifra finale manca. E non possono attivarmi la carta. Ammetto che a questo punto ho avuto un momentaneo crollo, ma presto mi sono ripreso e ho telefonato all'ufficio postale per non uscire di nuovo di casa. Speravo nel miracolo: che qualcuno tirasse su il telefono.


A questo punto lo ammetto, è accaduto veramente: hanno risposto al telefono e capito le mie rimostranze. Finalmente il dato è stato corretto e in seguito, telefonicamente con il call center, ho potuto attivare la nuova carta.

Un piccolo inciso: proprio in questi giorni il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, parlando della differenza tra chi è garantito - nel senso che non è disoccupato e gode di regolari tutele contrattuali - e chi campa di contratti a termine o peggio, ha usato le solite tattiche che si usano quando si vuole scatenare la guerra tra poveri: Questo è un mondo del lavoro basato sull’apartheid, sostiene Renzi, che lo dice (presumo nel mio politically uncorrect) non per tutelare meglio i poveracci che vivono di contratti a termine, false partite IVA e lavoro nero, ma per togliere le tutele a chi le ha.

Nell'attesa che il Presidente faccia giustizia di chi ha ancora qualche diritto, e sempre pronto a ricredermi se le sue intenzioni fossero meno sinistre di quello che penso io, concludo dicendo che io comincerei a rivedere proprio i privilegi esagerati dei più garantiti di tutti, quella banda di arroganti incompetenti che costituisce una grossa fetta del pubblico impiego. Incapaci, andate a casa, visto che si parla tanto di meritocrazia.


4 commenti:

M.T. ha detto...

La meritocrazia in Italia ormai è un'illusione. E sulle affermazioni che il governo fa sul lavoro meglio lasciar perdere: il punto è che vogliono togliere i diritti. Adesso i neoassunti non si sa quando avranno le tutele: dicono che sia a crescere, ma non dicono i modi i tempi (il che significa mai).

Con le questioni burocratiche è un terno al lotto. Non ho avuto problemi con il rinnovo carta poste pay, ma per il pagamento dell'Imu sì e tutto perché l'addetto non voleva la responsabilità di mettere un codice che sapeva. Senza contare il tempo perso per un errore fatto da chi ha fatto i calcoli su quell'imposta: per 2 E ho dovuto girare da un ufficio all'altro per quasi un mese.

Bruno ha detto...

La meritocrazia in Italia non c'è mai stata. Nel passato quando il paese era in espansione avevi la possibilità, dopo che tutti i notabili e i figli di vescovi si erano messi a posto, di beccare qualcosa di buono anche tu. Adesso il cosiddetto "ascensore sociale" va soltanto verso i piani più bassi, e non porta in alto più nessuno. A parte i soliti, ovviamente.

Yondo ha detto...

La madre della mia ragazza è una statale e non sa neanche usare il pc. La colpa non è tutta loro, sono le società industriali che ti fanno diventare obsoleto.
E non è colpa loro neanche se sono dei poltroni annoiati, dopotutto appare evidente come il loro compito sia noioso e la nostra civiltà troppo competitiva.
Di solito nei casi come il tuo mi porto da leggere.

Bruno ha detto...

Uhm... io il pc lo so usare e ho imparato indipendentemente dal lavoro che faccio,quando avevo 20 anni e qualcosa (quando ero adolescente i PC erano costosi giocattoli per pochi fortunati). Comunque non sto parlando del diventare obsoleti o no, in questa società che ti tira via il mondo da sotto i piedi lo diventiamo più o meno tutti... Sugli statali che lavorano agli sportelli noto che salvo rare eccezioni (che ovviamente esistono) questa gente è molto impreparata, ovvero non sa nemmeno quello che dovrebbe saper fare

E non è che se ne fregano soltanto del lavoro, spesso se ne fregano di TE.

Ricordo una cosa letta su qualche forum o angolo di internet, dove una tizia (statale) diceva che lei non era pagata per, e quindi non era obbligata a, sorridere ai clienti. E se una mattina era incazzata e ingrugnita non si faceva problemi a mostrarlo.

A parte che a me potrebbe anche andare bene, se lavorassero meglio, qui vedo l'inizio del problema di fondo. La consapevolezza che "il cliente è il tuo business," mi scuso per la parola in inglese, dovrebbe portarti a capire la necessità di mostrare un atteggiamento minimamente cordiale o disponibile (i finti sorrisi da cavallo non piacciono nemmeno a me comunque) e non l'espressione del "tanto non me ne frega niente di te" che fa da base per tutto il resto. Visto che la paga viene dallo stato, quindi è indipendente da qualsiasi comportamento o risultato, e del resto è anche bassa, quindi chi se ne frega.... eccetera.