venerdì 3 maggio 2013

Chi guadagna con la rivoluzione digitale

Alcune delle predizioni sullo stato dell'editoria si sono avverate o sembra che si stiano avverando. Due dei miei articoli scritti nel 2009 sono linkati qui così potete leggere e vedere se ci avevo azzeccato o meno. Per lo più quello che si legge di interessante (ovvero gli sviluppi che stanno già avvenendo) proviene dal mondo anglosassone, da noi i principali produttori e distributori (Mondadori, IBS...) si sono mossi giusto per non essere spiazzati ma il digitale è un mercato ancora micragnoso in un panorama editoriale assai scarno in generale. In altri paesi già le catene di librerie "cartacee" stanno chiudendo o ridimensionado il loro giro d'affari!

Alcune delle previsioni per il 2013 (tutta ancora da verificare) le trovate qui e qui. In inglese. Traduco qualcosa: Amazon venderà il kindle a... zero euro per accelerare la propria presa sul mercato digitale. Be', per ora non è successo. La crescita del mercato del libro digitale salirà ma comincerà a rallentare (insomma diventa un mercato "maturo" e questo si è già visto per la compravendita degli e-reader). Il marketing legato al libro digitale cambierà (non ci saranno i best seller del momento, da vendere adesso perché occupano adesso lo spazio delle librerie cartacee, ma verrà coltivato lo specifico gruppo di interesse e libro nuovo o vecchio sarà una distinzione meno importante.

Altre previsioni vogliono che il mercato diventi più affollato, competitivo e duro e con troppa roba da leggere per troppo pochi utenti (sono previsioni da anglosassoni, da noi era già così) e che ci sarà un momento di sviluppo delle piattaforme di autopubblicazione da parte di autori che faranno da sé piuttosto che stare a fare la fila in attesa che le case editrici li prendano in considerazione, cosa che le case, protette dalla barriera degli agenti letterari, hanno comunque poca voglia di fare. Publishers have built barriers - let's call them dams and dykes and parapets - to protect against the hoards of aspiring writers seeking publication. Publishers require writers to work through agents, who are charged with identifying titles publishers will want to publish. Many top-tier agents reject 5,000 authors for every author they sign on. Publishers still reject many of the agented books as well. Da noi praticamente è nullo o quasi anche il ruolo dell'agente, chi vuole pubblicare invia direttamente alle case editrici e spera nell'intervento divino. Gli autopubblicati insomma invaderanno il mondo, sperando che qualcuno si accorga di loro... il guaio è che sarà sempre più difficile farsi dare dei soldi decenti per i propri sforzi (perché? vedi sotto).

Alrtre profezie: la quantità di materiale gratuito costringerà tutti ad abbassare i prezzi. I tablet diverranno lo strumento principe per leggere i libri anche se gli schermi E-Ink (quelli degli ereader insomma) sono più adatti per la vista. Chi guadagnerà di più dal boom della nuova editoria non saranno gli scrittori ma quelli che offrono loro servizi (editing, marketing, eccetera).

Vedremo se queste previsioni si realizzeranno. Per tornare alla questione dei profitti per gli autori, c'è un altro articolo, sempre in inglese, che trovo interessante. Si parla di faccende statunitensi (era vietato importare la versione straniera di un romanzo - cartaceo - USA l'operazione è ora concessa, ed è redditizia per il pubblico e per il commerciante, ma su quei libri l'autore non prende royalties), ma una parte del discorso è applicabile in generale come trend. Lo scrittore non riuscirà a guadagnare in maniera decente, salvo pochissimi autori molto venduti. I diritti pagati per un ebook a quanto pare sono (negli USA) assai più bassi di quelli riconosciuti per un libro a copertina rigida. Nonostante i risparmi consentiti all'editore dalla produzione digitale, si fanno quindi ulteriori risparmi... sul pagamento destinato a chi ha scritto il lbro. Ed esistono ora meccanismi perversi per cui chi mette a disposizione un ebook piratato o un cartaceo scannerizzato, o anche solo alcune parti come fa Google Books - a seguito di una discussa iniziativa in cui dichiarava di non offendere alcuna legge perché non pubblica l'intero contenuto - guadagna tramite la pubblicità online, ma di questi guadagni agli autori non arriva nulla.

In altre parole nel mondo della pubblicazione libera (ma anche della pirateria libera, e sebbene io sia contro il DRM non si può negare che il problema esista) quello che rischia di perderci maggiormente è l'autore, ovvero chi fa il lavoro principale che giustifica l'esistenza di tutto il resto! In questo articolo del mio blog esponevo la frase di Ursula LeGuin sulle pressioni che riceve per scrivere romanzi più commerciali: Collaboro con dei buoni editor come sempre ha dichiarato la scrittrice parlando delle sue ultime pubblicazioni, ma ho subito sempre più pressioni per andare nella direzione di Harry Potter. E siccome scrivo un tipo di fantasy estremamente diverso da quello, non c'è stato verso, ho dovuto resistere. Ma vedete, è successo solo ultimamente, quando le pubblicazioni hanno cominciato a perdere il proprio senso d'orientamento e si sono fatte sempre più forti le pressioni delle grande imprese. Be', io mi ponevo e mi pongo ancora la domanda: se la LeGuin ha già un nome affermato potrebbe aggirare tutto quanto, autopubblicarsi e vedere se il pubblico è legato alla casa editrice o a lei. La domanda diventa: se l'autore non famoso è perso in una rissa dove difficilmente riesce a guadagnare qualcosa, e chi ha successo è strangolato dall'editoria trasformata in industria, quale scrittore può essere libero e guadagnare allo stesso tempo abbastanza per il suo lavoro? Se nessuno o quasi nessuno può, allora la rivoluzione digitale a chi giova?


5 commenti:

Cosa bozzuta ha detto...

beh, bisogna dire che l'epoca degli scrittori di professione è abbastanza recente, gran parte della storia letteraria europea è storia dello svago di aristocratici la cui sopravvivenza era garantita da rendite feudali, o del mestiere di cortigiani mantenuti dagli aristocratici di cui sopra...

comunque mi pare che la direttrice sia tracciata da tempo: da un lato una quantità sempre più vasta di produzioni amatoriali (su un raggio qualitativo che va dalla immonda porcheria sgrammaticata al capolavoro misconosciuto) facilmente diffuse attraverso internet e case editrici di piccola taglia fondate sulla pubblicazione a pagamento o l'autopubblicazione, le quali si trasmettono attraverso canali di affinità o di prossimità territoriale (in un accavallarsi di sottoculture e piccoli-medi fenomeni di successo locale); dall'altra la produzione seriale di eventi letterari pianificata dalle grandi case editrici attraverso campagne di marketing più o meno virale che fonda il suo successo su una molteplicità di parametri più importanti della qualità letteraria del testo stesso, per la quale basta mantenersi sui criteri di sufficienza del target di riferimento.
Il ruolo dell'autore non è determinante tanto nella riuscita del testo, quanto nella riuscita del suo lancio, quindi è più utile che sia interessante mediaticamente, piuttosto che dotato (che al testo ci pensano gli editor e, al limite, i ghost writer), ma in ogni caso è destinato sempre più a diventare solo una figura tra le altre nell'organigramma della casa editrice.

La raccolta di reddito sarà sempre più collegata a performance costruite intorno al testo letterario, come spettacoli teatrali, reading, riduzioni televisive o cinematografiche, più che alla sua riproduzione cartacea.

A grandi linee tutto ciò è già successo nel mondo musicale, e pare che ci siamo abituati senza troppi problemi.

Immagino che la possibilità di costruire una via di mezzo tra la dispersione nel diluvio informazionale e l'essere prodotti costruiti a tavolino dalle case editrici sia tutta nella forza che avranno le varie comunità di affinità (composte di autori/lettori/appassionati) nel definire degli standard estetici precisi senza dissolversi in una nuvola di suscettibilità aizzate, ego feriti, invidie e rancori (insomma, il pane quotidiano di tutte le comunità letterarie mai esistite).

Bruno ha detto...

oddio. Quindi qualsiasi ruolo culturale delel case editrici si perde (ammesso non sia mai perso) e lo scrittore costretto a snaturarsi in un ruolo che non è il suo? (già lo immaginavo: http://mondifantastici.blogspot.it/2012/07/lo-scrittore-devessere-un-piacione.html ) ..... belle prospettive davvero.

M.T. ha detto...

Tra autoproduzioni e desiderio solo di guadagno, temo che la qualità sarà merce rara.

@Bruno: con la frase fra parentesi ti riferivi per caso a Martin ;) ?

Bruno ha detto...

Riprendendo per un attimo il discorso del mondo musicale: mai come in questo periodo ciò che si sente (alla radio, ecc... io MTV non la guardo ormai da una vita) ha l'aria di essere finto, fintissimo e arrangiato a tavolino, talvolta non sgradevole, ma ben altro che arte...

Quanto a Martin: non mi riferivo a lui, la maniera in cui confeziona le sue storie non me lo rende simpatico, un tentativo di leggerlo l'ho portato avanti (per un'ottantina di pagine) ma poi ho lasciato perdere.

M.T. ha detto...

Sulla musica hai ragione: è vuota, se si vuole ascoltare qualcosa di valido occorre andare nel passato.

Con Martin, la mia era una battuta, dato che in rete si leggono commenti sulla sua stazza fisica e il pancione mi ha fatto ricordare questo :P