venerdì 18 maggio 2012

C'era una volta Tank Girl

Per parlare del film Tank Girl bisogna partire dal fumetto, che era (ed è) sorprendente, nuovo, fresco e frizzante, surreale e "cool." Il tutto con uno spruzzo di controcultura, un'anima punk e non so bene cos'altro. Probabilmente una cosa molto divertente, anche se poco ne ho letto e pochissimo ne ricordo. So che l'idea della ragazza finto-scema sul carro armato mi sembrava una cretinata ridicola, ma la cosa era congegnata in maniera che questo in realtà non era importante.
Mi son voluto vedere il film, ormai una cosetta d'annata, in quanto è del 1995. La premessa non è proprio del tutto identica al fumetto, comunque le atmosfere ci sarebbero. Siamo in un mondo post-apocalittico, dove l'acqua è rara, anzi uno dei beni più preziosi: ci sono i cattivoni (la corporazione W&P) che la controllano quasi tutta e i guerriglieri (i Ripper) che la rubano. Nel mezzo piccole comunità come quella della protagonista, un gruppetto che viene massacrato dai cattivi all'inizio della storia. Superstite del massacro, Rebecca è prigioniera di questa spietata corporazione, ma riesce a cavarsela facendo andare in fumo un piano per usarla come esca contro i Ripper. Dopo essersi impadronita di un carro armato e arruolata l'amica Jet Girl, Rebecca inizia la sua guerra personale contro la W&P. Trama semplice, che potrebbe anche funzionare, tre attori indubbiamente validi: il capo dei cattivi è il mitico Malcolm McDowell (eroe maledetto di Arancia Meccanica), Rebecca è interpretata da Lori Petty (che ricordo da Point Break) e Jet Girl da Naomi Watts (di più recente successo con The Ring).

Chi si appassiona alle ambientazioni realistiche dovrà concedersi una vacanza con questo film, che parla di un mondo ridotto in estrema povertà ma dove le ragazze che vestono con stravaganza chic e hanno il trucco sempre a posto, e quando vedrete chi sono i Ripper... va be', non ve lo anticipo. Del resto l'immaginario da cui nasce Tank Girl è tutto stilizzato, assai particolare e bisogna tenerne conto. Fumettoso nella scelta dei colori e delle luci, nonché con l'inserimento di parti di cartone animato e tavole di fumetto nelle sequenze, volutamente assurdo, questo film va per una strada tutta sua. Dal punto di vista della storia, le cose sono abbastanza semplici [SPOILER fino alla fine del paragrafo!!]: Rebecca riuscirà a scoprire che una ragazzina appartenente alla sua comunità è ancora viva, riuscirà a salvarla, e il cattivo (che è penosamente cattivo) verrà sconfitto. Non c'è bisogno di dire molto di più.

A me l'estetica punk piace così così, il finto femminismo delle tipe che spaccano tutto ancora meno (direi che nel blog ne ho parlato abbastanza, no?), però non posso negare che l'insieme fa il suo effetto. Per me, non per il grande pubblico, perché Tank Girl ebbe un insuccesso clamoroso che, se devo credere a Wikipedia, contribuì a far chiudere il fumetto da cui era tratto il film. Del resto il grande pubblico punisce quasi sempre molto severamente le cose originali che si smarcano troppo dalle strade battute. Però, se non lo avete già visto, date un'occhiata a Tank Girl.




5 commenti:

Hell ha detto...

Oh, sono felice che qualcuno ancora se lo ricordi. Io non l'ho trattato a dovere.
A me manca il fumetto, dannazione, ma non credo sia impossibile recuperarlo.
Ottima analisi, che bada alla sostanza. Il film è un mix incongruo al quale ci sia affeziona, nonostante tutto. ;)

Bruno ha detto...

Il fumetto mi passò tra la mani cent'anni fa e poi più nulla, ma continua a uscire qualcosa in un modo o nell'altro. Il film è coraggioso, innovativo, l'ho visto con piacere anche se ci sono alcuni aspetti che mi stanno poco congeniali.

Bruno ha detto...

e ovviamente in "non posso negare che l'insieme fa il suo effetto" mi è scappato un congiuntivo. Lasciamo l'errore in bella vista, a futura memoria.

Giuda ha detto...

Sicuramente l’essere così tanto sopra le righe ha spiazzato il pubblico, che quando non si trova a suo agio con ciò che in qualche modo già conosce si mette a scalciare come un pony con un ape sulle chiappe. All’inizio ha spiazzato anche me, però quando i personaggi sono interessanti e l’ambientazione – seppure “esagerata” – funziona come piccolo mondo a sé, non resta che abbandonarsi e godersela. Non posso fare a meno di sospettare che sia la mancanza dei soliti stereotipi rassicuranti a infastidire il pubblico meno smaliziato. Quindi, in mancanza di questo e quello, giungono alla conclusione che non può essere un buon film. Il bello della novità però è proprio che ti spiazza, crea qualcosa di originale che verrà poi saccheggiato per anni da “citazionisti” d’ogni sorta.
Anche Lori Petty è un’attrice fuori dal comune, il suo modo di parlare e recitare ha qualcosa che non so ben definire ma che mi fa pensare a qualcosa di fragile e coraggioso insieme, non ha una bella voce avvolgente, roca o che so io – anche se il doppiaggio italiano gliene ha appioppata una “da tipa tosta” che me la rende intollerabile – ma questa voce un po’ buffa che… non lo so, ma io l’adoro. È spiazzante come tutto il resto del film, e proprio per questo perfetta. Invece mi ero completamente dimenticato della Watts, ma all’epoca non sapevo neppure chi fosse. I Rippers poi… idea folle, ma esilarante!

Bruno ha detto...

@ Giuda: sì, tutto ciò che è "controcultura" o cultura underground finisce spessissimo per NON fare successo di suo, ma creare una miniera di ispirazione (a cui si ispireranno per spiluccare qua e là i lavori più mainstream). Triste destino!