lunedì 25 ottobre 2010

Conan il Barbaro


Non sono uno che si sbilancia con le classifiche e se mi si domanda, ad esempio, qual è il libro fantasy che mi è piaciuto di più, tenderò certamente ad elencarne un certo numero mettendoli più o meno allo stesso livello. Per quanto riguarda il cinema, invece, mi permetto di dare un parere deciso per quanto sempre personalissimo. C'è un film fantasy che a mio parere rimane ancora ineguagliato e può tranquillamente mantenersi sul gradino più alto del podio, anche se prodotto in un'epoca in cui gli effetti speciali erano ridotti all'osso. Parlo di Conan il Barbaro, del lontano 1982. La produzione di De Laurentiis ebbe il coraggio di creare qualcosa di decisamente insolito, mettendo insieme un grande regista (John Milius, proprio quello che ci vuole per una storia di questo genere) che scrisse anche la sceneggiatura, collaborando con il non ancora celebre Oliver Stone, mezzi adeguati per quello che si poteva fare all'epoca, e attori per lo più non (ancora) famosi né eccezionali come doti recitative, ma che si dimostrarono adeguati per i loro ruoli. Da notare che si investì anche su una colonna sonora d'eccezione, creata da un'orchestra, laddove si sarebbe potuto riciclare qualche brano di musica medievale e di musica classica spendendo poco o niente.

Il film non è fedelissimo ai racconti su Conan scritti da Robert Howard, e forse nemmeno allo spirito del personaggio, sotto certi aspetti: sposa un'estetica alla Frank Frazetta con una storia aspra, dura ed essenziale. E' un film che unisce la sword and sorcery alla storia epica: parte dalla distruzione del villaggio di Conan bambino ad opera degli uomini di Thulsa Doom, stregone e avventuriero che cerca il segreto dei produttori dell'acciaio, segue la crescita di Conan giovane schiavo e gladiatore in un mondo di pura lotta per la sopravvivenza, e quando il nostro eroe si guadagna la libertà arriva la lotta per vendicarsi di Thulsa Doom, lotta in cui Conan perderà la donna che ama (Valeria, interpretata da Sandahl Bergman) ma arriverà finalmente a farsi giustizia.

Conan il Barbaro basa parte del suo richiamo sul contrasto fra la forza vitale della barbarie e la corruzione decadente della civiltà, incarnata nelle città in cui Conan vive i suoi vizi e trova i templi dei suoi nemici, e soprattutto impersonata dal sofisticato Thulsa Doom, che comanda un culto di adepti fanatici pur mantenendo il proprio compassato cinismo. Per contrasto Conan sa a malapena che il suo è Crom, il dio delle montagne, che non ascolta le invocazioni. Il discorso con l'amico Subotai, fedele di un dio del cielo che sostiene essere "più importante" del dio di Conan perché il cielo sta sopra le montagne, è tutta la teologia di cui Conan è capace: l'unica volta in cui chiederà a Crom di aiutarlo (non in nome della giustizia ma in nome del coraggio), lo manderà contemporaneamente a quel paese. Conan si batte per sopravvivere sempre e comunque, quando è schiavo e gira la ruota di una macina, quando deve battersi alla morte per il divertimento altrui, quando è crocifisso senza speranze ma trova la forza di difendersi dagli avvoltoi con i denti, senza altro scopo che morire una mezz'ora dopo (ma ovviamente viene salvato). La sua è una vitalità ostinata spinta dalla voglia di farcela ad ogni costo ed estranea a qualsiasi morale, così come totalmente immorale è la ricerca del potere da parte di Thulsa Doom.

Il risultato è un fantasy forse unico, lontanissimo da certe melensaggini dei giorni nostri, essenziale, duro e violento, pensato assolutamente per un pubblico adulto, anche se in seguito le scene di nudo sono state almeno parzialmente censurate. Già il successivo Conan il Distruttore non era più così, nel tentativo di raggiungere un pubblico più vasto.
Una storia come quella di Conan il Barbaro non ha bisogno di grandi istrioni, se non forse il corrotto e decadente Thulsa Doom, interpretato perfettamente da James Earl Jones (voce di Darth Vader in Guerre Stellari). Sandahl Bergman, Gerry Lopez (l'arciere Subotai) e Arnold Schwarzenegger hanno fornito interpretazioni semplici e a volte non molto espressive, ma adatte a un'ambientazione dove la violenza è la norma. Certe scene parlano da sole e non hanno bisogno di grandi attori, come il lento defluire dei fedeli che gettano le torce nell'acqua e se ne vanno alla morte di Thulsa Doom, o lo sterminio del villaggio di Conan, o le orge guidate dalla follia religiosa nei templi del culto del serpente.

Pertanto non mi interessano molto le critiche di chi dice che mancano le grandi interpretazioni in questo film: gli attori, compreso il palestrato e (nonostante il successo) molto deriso Schwarzenegger, vanno benissimo per quello che devono fare. Una tematica più delicata può essere quella dell'ideologia di forza e violenza che predomina (non per niente è un film di John Milius): ma è un film fantasy e nel contesto le cose vanno benissimo così. In questa ideologia truculenta il film si prende terribilmente sul serio senza alcuna autoironia, è vero, ma anche questa critica secondo me non è molto efficace perché Conan il Barbaro non mi pare che arrivi ad essere "involontariamente comico" nelle sue esagerazioni, per quanto le espressioni di Schwarzenegger spesso vadano troppo sopra le righe. Forse questo difetto appare con il seguito, che comunque è un film decisamente mediocre.

Alcuni effetti speciali scabrosamente brutti se rivisti ai giorni nostri: gli spiriti che cercano di portarsi via Conan (nel rituale magico in cui Valeria si vota alla morte pur di salvarlo), qualche masso e colonne di polistirolo che cadono nelle scene di distruzione, qualche effetto da film "peplum", come la lotta di Conan con il serpente di plastica che è evidentemente un pupazzone inanimato. Certo, sono passati tanti anni, oggi certe cose le vorremmo vedere fatte meglio.
Ma Conan resta il primo dei film fantasy.

Per una recensione di Conan molto migliore della mia, seguite questo link.

mercoledì 20 ottobre 2010

Il Risveglio dei Draghi

Un libro della Editrice Nord che ho recensito per Fantasy Magazine, è il secondo di una trilogia ma, a parte qualche accenno qua e là a fatti evidentemente raccontati in precedenza, si può tranquillamente leggere perché la storia è una ripetizione della classica storia fantasy (spoiler): il male si risveglia da un lungo sonno, tesse la sua tela di intrighi, cerca terribili alleati per poter portare avanti la sua malvagia opera di distruzione, ma i buoni reagiscono: ci sono alcuni predestinati che si sottoporranno a una prova, faranno ai cattivi un mazzo così, e comincerà una nuova era.

Insomma se siete appassionati di fantasy con qualche anno di militanza alle spalle Il Risveglio dei Draghi sarà come se lo aveste letto cento volte. Detto ciò, se una storia non dà niente di nuovo sul fronte di che cosa dice, forse si può rivalere su come lo dice: il libro è scritto bene, qua e là simpatico, tra i protagonisti una dragonessa (che in effetti è una ragazza che può trasformarsi in drago) simpatica e lontana dalla prevedibile Mary Sue che ti rifilano quasi sempre le scrittrici, e qualche altro personaggio divertente. Non manca un tocco di lieve ironia da parte dell'autrice in molte scene, ci sono draghi di ogni razza e colore dappertutto, e una bella ambientazione con la sua complessa cosmogonia di divinità buone e cattive.

Beninteso io non sono per questo tipo di fantasy (e non è comunque fantasy per adulti), ma la storiella è simpatica e scorrevole e vi potrebbe andar bene per un paio di giorni di relax, tipo sotto l'ombrellone (anche se non è proprio la stagione...). L'autrice è una scrittrice e giornalista austriaca (Julia Conrad, ma è uno pseudonimo) che ha già al suo attivo altri libri per bambini e ragazzi.

venerdì 15 ottobre 2010

L'Isola del Paradiso

Questo fumetto italiano l'ho scelto per l'aspetto accattivante del disegno e del colore, anche se non manca una qualche ingenuità e certe eccessive semplicità del dettaglio (secondo i miei gusti). M'è piaciuto anche per l'ambientazione, tra mari tropicali e isole lussureggianti. L'autore della sceneggiatura è Piero Fissore da un testo di Eugenio Corti (scrittore di area cattolica e veterano dell'ultima guerra), le matite sono di Elena Pianta e i colori di Pamela Brughera.
Il fumetto, intitolato L'Isola del Paradiso, narra le vicende degli ammutinati del Bounty e ne fa una parabola morale sui limiti dell'essere umano. Non ci sono toni da predica, per fortuna, ma una tragica successione di fatti: sospetti, lotte fratricide e odi proprio tra quegli uomini che, dopo essersi ribellati a un comandante crudele, avevano trovato rifugio in un paradiso terrestre dove sarebbe stato possibile coltivare fratellanza e libertà.

Infatti, mentre una parte degli ammutinati venne scoperta dagli Inglesi a Tahiti e arrestata (di essi alcuni si salvarono, altri morirono per varie cause, un paio vennero impiccati) un gruppo più piccolo si rifugiò nell'isola di Pitcairn, disabitata e quasi sconosciuta, proprio per scomparire dall'orizzonte di sua Maestà britannica. Questi ammutinati non vennero scoperti per moltissimo tempo. Essi erano accompagnati da un certo numero di Tahitiani, uomini e donne, e proprio i problemi di convivenza fecero cominciare il disastro in quello che doveva essere un paradiso di libertà.
Dopo una serie di vicende che potrete leggere in questo fumetto, ben pochi erano rimasti in vita in questa Isola del Paradiso.

lunedì 11 ottobre 2010

Al Libraccio

Sempre in pena per la quantità di libri che rischia di seppellirmi, sono andato al Libraccio per vedere di venderne qualcuno. Il Libraccio, per chi non lo sapesse, è una meritoria catena che vende sia il nuovo che l'usato, ed è certamente di grande aiuto quando si ha a a che fare con i testi scolastici; la presenza fisica delle librerie è però limitata al centro-nord.

Con mia somma delusione, i fumetti (in libri cartonati) non gli interessavano e mi hanno detto di tornare a proporli semmai a fine mese. I libri in inglese nemmeno presi in considerazione (fantasy italiano idem, libri di storia idem). Hanno preso (su oltre una dozzina) solo tre testi di largo interesse: Graceling, Solomon Kane, Il Dardo e la Rosa. Il tutto per la grassa cifra di sei euro.

A parte la cifra modestissima, problema che m'importa relativamente, la soglia d'interesse assai bassa esclude questo sistema come rimedio definitivo per rimediare all'invasione di carta stampata di casa mia. Del resto, avendo tenuto "bottega" su ebay e venduti un centinaio di libri, posso assicurarvi che anche quello è un canale da disperati. Compilare le offerte, pagare una commissione a prescindere dalle vendite, rischiare che il libro si perda per strada e quindi di bisticciare con il cliente... ragazzi, che noia. Senza contare che, se vendi, paghi una seconda commissione, se c'è il pagamento Paypal adesso praticamente obbligatorio ne paghi una terza (sempre allo stesso soggetto perché Paypal ed ebay hanno lo stesso padrone) e poi per la posta devi caricare ulteriori spese, tutto uno stillicidio, magari per vendere sette o otto euro di libro, talvolta molto meno. Adesso c'è un sistema di annunci gratuiti (puoi inserire un annuncio senza pagare) ma non funziona molto meglio.

Perciò sono sempre alla ricerca di un sistema per liberarmi di una parte dei miei libri, senza buttarli nel raccoglitore della carta da riciclare.

sabato 9 ottobre 2010

L'Insaziabile

Mi sono imbattuto in questo film per caso, la prima volta. Ero in vacanza, in una camera d'albergo, stanchissimo dopo aver camminato molto: non riuscivo a capire la trama perché mio malgrado mi addormentavo di continuo, ma nel dormiveglia seguivo questo susseguirsi di squartamenti, dialoghi surreali, personaggi allucinanti, il tutto in uno scenario piuttosto strano (un fortino in mezzo a boschi e montagne innevate, un'ambientazione nel west americano) e con un sottofondo musicale eccezionale, per lo meno in alcuni momenti.

Il film in questione è L'Insaziabile (Ravenous in inglese) diretto oltre dieci anni fa dalla regista inglese Antonia Bird, con Guy Pearce nel ruolo del Capitano Boyd, ufficiale tutt'altro che eroico. Robert Carlyle (Trainspotting) è il Colonnello Ives, un misterioso personaggio che sarà il suo antagonista.

Boyd all'inizio del film viene decorato per uno scatto di eroismo, grazie al quale ha catturato i comandanti di un reparto nemico durante uno scontro tra soldati di Stati Uniti e Messico. I suoi superiori però sanno che Boyd si è trovato in posizione favorevole per compiere il suo exploit perché poco prima, paralizzato dal terrore, si era nascosto tra i morti mentre i suoi uomini venivano massacrati. Sapendolo un codardo il suo superiore non lo vuole tra i piedi e lo assegna a Fort Spencer, un avamposto dimenticato nella Sierra Nevada, a cavallo delle piste percorse dai coloni che si recano in California.

Il fortino (che in effetti è stato costruito sul set in Slovacchia) è abitato da un piccolo drappello di personaggi buffi e sregolati: un ubriacone, un fanatico religioso, un anziano comandante stanco e disilluso, un cuoco che si droga con tutto quello che trova adatto allo scopo, due indiani fratello e sorella, e un soldato vigoroso ed esageratamente aggressivo (interpretato da Neal McDonough) che comunque è forse il più normale del gruppo, e che si diverte a stuzzicare il codardo Boyd.

In questo strano ambiente capita un estraneo che dice di essere sfuggito in cerca di aiuto da una carovana bloccata fra le montagne, i componenti del gruppo ora in balia della fame e di un turpe personaggio che li ha convinti a darsi al cannibalismo per sopravvivere. Qui il film fa riferimento a un fatto vero, con elementi tratti da un secondo evento (link in inglese) non contemporaneo all'epoca del film, in cui una carovana avendo preso una pista sfavorevole rimase isolata nel mezzo del rigido inverno condannando i viaggiatori alla fame, al cannibalismo e in buona parte alla morte.

Il comandante della modestissima guarnigione si mette alla testa di un drappello di soccorso e nell'occasione George, lo scout indiano, comincia a parlare della leggenda del Wendigo, uno spirito malvagio che può impossessarsi di chi si nutre di carne umana, donandogli la possibilità di appropriarsi della forza e dello spirito di chi è stato mangiato, di guarire da ogni malattia e ferita, ma condannandolo ad avere una fame di carne umana implacabile, che dovrà essere sempre soddisfatta. Il comandante chiede a George se il suo popolo pratica ancora il cannibalismo e lo scout risponde in maniera ambigua dicendo che del resto i bianchi "mangiano il corpo di Cristo tutte le domeniche".
E nel viaggio per soccorrere la carovana bloccata fra i monti innevati, lo straniero che ora guida il gruppo di soccorso comincia a dare segni di squilibrio.

Qui mi fermo con la trama. L'Insaziabile a mio parere è un ottimo film horror con una valida regia, un'atmosfera ben realizzata fra aspettativa e tensione, una potente forza evocativa che moltiplica l'effetto delle scene di violenza e di sangue. Mi è molto piaciuta l'ambientazione insolita, l'alternarsi tra drammaticità e humour nero, la trama difficilmente prevedibile. Non è un trattato di filosofia ma pone ovviamente delle domande sulla cattiveria quotidiana di tutti noi, sul male che facciamo agli altri per tirare avanti.
Ottimi gli attori.

A parte i suoi estimatori che lo reputano un capolavoro (e quasi quasi mi accodo, nonostante qualche difetto qua e là) non ha avuto successo né di critica né di pubblico, perciò per i più resterà un film semisconosciuto. Da parte mia devo ammettere che molte scene dove si caratterizzavano i personaggi, si dava un maggior senso alla storia e si svolgevano dei dialoghi interessanti sono finite negli extra del DVD, fra le scene tagliate (e niente traduzione in italiano, perciò ho dovuto cercare di capire come potevo). La seconda parte del film privilegia il sangue in maniera forse eccessiva, tuttavia consiglio di dare un'occhiata a questo piccolo capolavoro dell'orrore, a mio parere troppo sottovalutato.

venerdì 8 ottobre 2010

In arrivo Let Me In ?

Non ho trovato notizie precise, ma il remake di Lasciami Entrare dovrebbe arrivare anche da noi (titolo in inglese: Let Me In e non penso che verrà cambiato in Italia); comunque non so quando.
Dalle recensioni sembra che la versione USA non sia poi malaccio, ma contrariamente a quello che era stato dichiarato non si distacca particolarmente dal film che abbiamo già visto. Ambiguità sessuali rimosse, comunque. E il tutore della misteriosa ragazzina, un personaggio a quanto ne so turpissimo nel libro (che non ho ancora letto), e discretamente turpe e in odor di pedofilia nel film svedese, diventa una specie di figura paterna. Penso che per cercare di vendere il film negli USA queste fossero le concessioni minime da fare.
Sembrerebbe che Chloe Moretz, la giovanissima protagonista, abbia donato un'interpretazione di prima classe superando la svedese Lina Leandersson dell'originale. Sono curioso, perché la Leandersson mi era parsa molto convincente, questa la voglio proprio vedere per crederci.

giovedì 7 ottobre 2010

Paganesimo

Ho letto che in Gran Bretagna la religione dei Druidi è stata riconosciuta come un culto a tutti gli effetti. Il fatto in sé lo trovo poco significativo da un punto di vista teologico: perché se un essere supremo davvero esiste (o se ne esistono diversi), di azzeccare la religione "vera" i neo-pagani hanno le stesse possibilità rispetto ai dottori della Chiesa o rispetto al sottoscritto, se si mettesse a inventarsi i dettami di una religione in un'ora di tempo libero (queste cose le ho fatte, ma per inventare ambientazioni di giochi di ruolo).

Trovo molto triste che il paganesimo sia scomparso lasciando pochissime tracce della sua spiritualità e dei suoi riti al di là di un certo numero di credenze e abitudini folcloristiche che conosciamo un po' tutti, dall'albero di Natale in poi. I primi colpevoli in certi casi furono gli antichi romani, visto che stiamo parlando di Druidi: erano una voce della "resistenza" celtica, le legioni si sono prese l'incarico di eliminarli. Poi ovviamente è passato il rullo compressore del Cristianesimo e le religioni pagane classiche hanno fatto la stessa fine dei druidi, assieme ai culti professati dai barbari e da parecchi popoli del medio oriente. Se proprio non fosse bastato, alla fine è arrivato pure l'Islam, anche se con uno stile differente da quello cristiano: più un soffocare lentamente le altre religioni con la sottomissione, che non distruggerle rapidamente con le persecuzioni.

Come dicevo, è triste che il paganesimo sia scomparso, ma è scomparso. Il riconoscimento di questi giorni servirà ai "druidi" ad avere alcuni benefici fiscali ma non li renderà veri.
Se oggi i pagani potessero prendersi la rivincita sarei anche contento con loro, ma questi revival di religioni di cui non è rimasto nella memoria che qualche elemento sparpagliato sono solo malinconia. Gli dei vivono nello spirito dei popoli, e quando quel filo è spezzato, anche le divinità sono morte per sempre. Per questo ai "neo pagani" non riuscirò mai a dare più considerazione che ai movimenti New Age e altre manifestazioni semiserie della spiritualità da supermercato del giorno d'oggi.
Senza offesa, beninteso, per chi è convinto di crederci veramente.

venerdì 1 ottobre 2010

Il Sentiero di Legno e Sangue

Il sottoscritto, amante delle ambientazioni elaborate e ben pensate, non è ammiratore del new weird visto come spregiudicata ricerca dell'eccesso e dello stupore ad ogni costo (è una moda di cui magari era meglio fare a meno). Tuttavia devo ammettere che le mie esperienze con il genere sono state interessanti (Vedasi Perdido Street Station di Miéville e The Alchemy of Stone di Ekaterina Sedia, menzionata anche dall'autore del libro che andiamo a vedere adesso). Comunque, forse perché ero prevenuto in partenza o forse perché proprio c'era qualcosa di confusionario, ho faticato tremendamente con Il Sentiero di Legno e Sangue per una cinquantina di pagine, che in un libro che ne conta 146 non son poche.
Semplicemente, mi pareva che Luca Tarenzi non me la contasse giusta. Troppa confusione, paesaggi pazzeschi, un caleidoscopio di stranezze che sembravano buttate in faccia tanto per fare. L'idea di partenza non era male: recuperare Pinocchio, personaggio misconosciuto e rifiutato che in verità se ci pensiamo un attimo è forse l'unica icona fantasy (o fantastica) di notorietà mondiale prodotta dall'Italia moderna. Inizialmente però la maniera in cui Pinocchio era stato stravolto l'aveva reso talmente irriconoscibile da farmi venire i nervi.

La storia comincia con la morte del creatore del burattino di legno, e con il tentativo da parte di due creature mostruose (la Maschera e la Bestia, in cui si riconoscono facilmente il Gatto e la Volpe) di ritirarlo immediatamente dalla circolazione. C'è anche il grillo parlante, che in realtà qui diventa un tarlo, e all'inizio mi dava fastidio pure lui perché parlava troppo. Ma era inevitabile perché doveva aiutare e guidare il nostro neonato burattino: infatti i suoi avversari gli hanno distrutto la memoria per un motivo ben preciso (che sapremo in seguito).

A un terzo del libro finalmente le mie fatiche sono state compensate perché questo Pinocchio postmoderno ha cominciato a farsi delle domande sul suo destino e sull'ambiente sconquassato in cui si muove, ha cominciato a ricevere delle informazioni e a muoversi con una strategia e una finalità. A poco a poco le tessere del mosaico vanno tutte a posto e si scoprono il destino, la missione e la vera natura del nostro burattino. E anche la natura dei cattivi che lo hanno osteggiato si scopre: sono dei cattivi in effetti non banali, la conclusione della vicenda mi ha soddisfatto.

Non anticipo altro, dico solo che questo breve romanzo merita una lettura. Io l'ho comprato per una cifra ridicola in formato digitale (epub), la Asengard ha fatto un'ottima mossa a passare agli e-book. Devo dire che ingrandendo il carattere per leggerlo un po' meglio c'erano un sacco di distanze strane fra i caratteri, la formattazione era un po' massacrata, ma non so se devo dare la colpa al formato del libro o al mio lettore di e-book, che forse è un po' una chiavica.