martedì 3 marzo 2009

I tranquilli fantasmi di Henry James


Mi sono interessato a questo scrittore (un americano che ha passato buona parte della sua vita in Inghilterra a cavallo fra '800 e '900) perché le sue storie di fantasmi e del sovrannaturale sono uno dei pilastri della letteratura che si occupa di questi fenomeni. I Racconti di Fantasmi di Henry James non si dedicano a urla e sferragliare di catene come in certi racconti tradizionali, ma nascono sempre da qualche estremo della vita reale, da un eccesso dell'emozione e del sentire umano.
Perciò le sue storie scavano nei fatti e nei motivi, i suoi personaggi diventano a volte degli indagatori che cercano di chiarire misteri con cui sono venuti ad avere a che fare magari per caso, ma poi tutto si risolve in maniera assai poco spettacolare e le apparizioni sovrannaturali sono molto scarse e rarefatte. Lo stile di James è gradevole, i racconti sono dettagliati e a tratti molto descrittivi, spesso introspettivi e profondi. Certo si dilunga, insomma è letteratura figlia del suo tempo, ma devo dire che anche là dove si sofferma più del necessario l'ho trovato gradevole. Sarà che la forma racconto spezza sempre la lettura in tante trame e tanti finali, e permette di digerire meglio anche uno scrivere un po' antiquato; confesso poi di amare gli scrittori dell'ottocento anche se una notevole eccezione la riscontro proprio con uno che la scuola ha messo ripetutamente nel mio cammino: Manzoni.

Il problema per me è stato che queste letture sono piacevoli (a volte con allegorie interessanti) ma scarseggiano un po' proprio in fantasmi ed eventi misteriosi. Generalmente l'intervento del paranormale è magari importante ma poco appariscente: facendo il paragone con un altro celebre autore americano, Edgar Allan Poe, sono del parere che senza dubbio troveremmo il secondo molto più efficace ed incisivo. Chiaramente bisogna fare le debite distinzioni, Poe è un antesignano del genere horror, mentre James non aveva, come abbiamo visto, l'ambizione di mettere sotto shock il lettore: ma uso questo paragone per far capire che il brivido è l'elemento che un lettore (soprattutto moderno) si aspetterebbe di trovare in dosi adeguate, e invece con James manca quasi del tutto.

James è pertanto uno scrittore del reale più che dell'immaginario, vuole più parlare di una situazione familiare o sociale che di un fenomeno metafisico, anche se la spiritualità non manca nella sua opera. Temi romantici e amorosi abbondano, e insomma alla fine uno si rende conto di aver letto magari dei racconti anche bellissimi ma questi poveri fantasmi sono troppo annacquati.

E qui apro una piccola parentesi personale: il mio breve racconto che è stato pubblicato su Writers Magazine (vedi il post precedente) aveva avuto un riscontro non del tutto lusinghiero, in fase di editing, con la richiesta di creare un finale più vivo e più originale, ma poiché avevo espresso quello che dovevo esprimere senza particolari avvenimenti non avevo da proporre nessun colpo di scena finale (che, mi par di capire, è una caratteristica predominante tra i racconti di quella rivista). Perciò ho migliorato un po' quella parte ma il racconto è uscito così, una storia di fantasmi senza il fantasma (diciamo una storia ambigua, forse con, forse senza...): quello che mi ero sforzato di esprimere era solo il sentire del protagonista e le sue tribolazioni. Leggere Henry James mi ha fatto capire, dal punto di vista del lettore, che questo tipo di ambiguità può creare delle aspettative che magari finiscono per deludere il lettore.

Pertanto cosa posso dire a chi fosse incuriosito da questo scrittore? Consiglio senz'altro di leggerlo perché è un autore di grande talento e sensibilità, tanto più se siete interessati al periodo e avete una certa formazione alle spalle che vi consenta di capire e contestualizzare. Se però nei vostri studi avete letto poco e male, e avete odiato i classici, magari è meglio lasciare perdere.

2 commenti:

Francesca ha detto...

io ho letto il solito "Giro di Vite"... ricordo che non mi è spiaciuto, anzi... ma non mi è neppure rimasto impresso a lungo. :P

Bruno ha detto...

Beh, Il Giro di Vite è ben costruito, ha una reale tensione e viaggia sempre nel dubbio... la narratrice ci sta dicendo la verità? O forse è lei la responsabile di ciò che succede a Miles? Dubbio che rimane aperto. Tutto sommato l'ho trovato interessante e ha un bel finale.
Però, anche qui, una lettura certamente intrigante ma piuttosto lenta e blanda.