domenica 28 dicembre 2008

Riflessioni di fine anno


Questo blog ha avuto un'esplosione di popolarità (tutto in proporzione, beninteso) nella seconda metà del 2008. Incremento reso possibile dal fatto che ho deciso di smetterla con il contatore gratuito che mi dava informazioni sulle visite ricevute.
Questo trabiccolo veniva sfruttato dai soliti pirati per cercare di rifilare virus e trojan a chi visitava il blog: io non capivo la dinamica della cosa, dal basso delle mie inesistenti capacità tecniche, perciò ringrazio chi me lo ha fatto capire, anche se non ricordo chi sia.

Ovviamente fino all'inizio dell'estate non si superavano le 800 visite al mese. Chiaro, no? Perché uno dovrebbe tornare dove il suo software di sicurezza segnala pericolo?.

Comunque con il programmino troppo infiltrabile e pericoloso avevo imparato alcune cose: che la maggior parte delle visite dura assai poco, non corrisponde quindi alla lettura completa di un articolo. Molte arrivano dai motori di ricerca, e spesso è evidente che si cercava tutt'altro.
Adesso, con gli stringati report di google adsense, seguo più che altro il numero complessivo di visite (e cari lettori, se cliccate i banner pubblicitari sono ben contento, e può darsi che mi arrivino i 50 dollari che non ho ancora visto, ma in effetti per me è più uno strumento per fare statistiche).
Ci sono state oltre 1.200 visite a ottobre, oltre 1.800 a novembre, e per dicembre dovrebbero essere ancora di più.

Restano ovviamente numeri modesti, posso estrapolare a spanne che solo una metà circa (magari meno) siano visite di persone che hanno veramente letto qualcosa, e siccome ci sono visitatori che ritornano più volte nel mese, a occhio dubito di essere seguito consapevolmente da più di cento persone.
Io sono contento, comunque. Sono tanti, per un blog dove ci sono contenuti di solito non proprio leggerissimi, articoli lunghi ecc...

Per quanto riguarda le mie prospettive letterarie, il resoconto del 2008 è il seguente: il mio contributo a Un esordiente per Sanctuary della casa editrice Asengard non ha passato la selezione.
Il mio assalto al Premio Odissea della Delos Books rimane in bilico: sono uno dei finalisti, e questo di per sé lo reputo un grosso successo, ma il vincitore, il cui libro sarà pubblicato, è ancora da annunciare.
Speriamo in un buon 2009.

domenica 21 dicembre 2008

Il Premio Immaginario 2008

Finalmente viene proclamato il vincitore del Premio Immaginario 2008, destinato agli esordienti del fantasy italiano. Un premio che da una parte ha un valore inestimabile (qualsiasi cosa il vincitore possa immaginare!) dall'altra è incorporeo, essendo del tutto... immaginario. Questo permette al blog di mantenere un premio dal nome altisonante e immaginifico, e al tempo stesso di risparmiare sulle finanze.

Uno degli infiniti Premi Immaginabili: Mano di Troll in fase di ricrescita


A parte lo scherzo, qui scrivo il mio personalissimo giudizio sugli esordienti italiani di cui ho letto qualcosa nell'anno che sta per concludersi. Esordienti lo intendo in senso lato (posso includere chi ha già pubblicato qualcosina, chi ha esordito ormai diversi anni fa, ecc...). C'è però un limite importante: qui mi occupo soltanto di fantasy per adulti. Non mi ritengo in grado di valutare obiettivamente nella stessa categoria un libro destinato ai giovanissimi, in effetti: probabilmente il libro per ragazzi non vincerebbe mai.

Chi mi credo di essere per valutare questi scrittori? Nessuno in effetti, sono soltanto un lettore come tanti: il fatto che sia un aspirante scrittore anch'io non c'entra. Anche se, nel caso passassi da aspirante a esordiente a mia volta, probabilmente smetterei di indire Premi Immaginari, perché a quel punto vincerei sempre io.

Sono cattivo e criticone o sono buonista? Nessuna delle due cose, o se vogliamo, tutt'e due. Gli amici degli scrittori di solito inondano posti come i forum di valutazione di IBS o aNobii con recensioni esaltanti e voti a tutte stelle: questo è un fenomeno che mi annoia un poco... preferisco dire le cose come le ho viste, e se c'è qualcosa che non va, ne parlo. D'altra parte, nei libri che ho letto finora ho sempre trovato qualche spunto interessante e delle parti eccellenti, e il fatto di essere scritti da esordienti non è un male, anzi dà qualche freschezza di prospettiva e sensazione di novità in più.
Quindi alla fine le mie valutazioni sono equilibrate se non favorevoli: ritengo in effetti che gli esordienti italiani vadano incoraggiati (anche perché sono svantaggiati in partenza da un diffuso pregiudizio dei lettori contro di loro), ma certo se mi capiterà tra le mani qualcosa di impossibilmente brutto lo dirò. C'è da dire che se sento odor di ciofeca evito la lettura... impormi di leggere qualcosa di brutto per avere poi il piacere maligno della stroncatura non rientra tra i miei divertimenti. Precisazione: incoraggiare gli esordienti si intenda come invito a COMPRARE i loro libri.

Detto ciò, passiamo ai libri di quest'anno.
L'Abbraccio delle Ombre di Ester Manzini (Asengard) Un libro un po' acerbo, ma non privo di spunti originali.
Il Sigillo del Vento di Uberto Ceretoli (Asengard) Alcune tematiche e certe parti mi sono piaciute anche parecchio, altri aspetti magari mi hanno fatto storcere il naso, ma in generale devo dire che il libro mi ha "preso".
Chariza. Il Drago Bianco di Francesca Angelinelli (Runde Taarn) Non è in concorso perché è la seconda parte del libro che ha già vinto il Premio Immaginario 2007.
Il Risveglio dell'Ombra di Luca Trugenberger (Fanucci) Non è un fantasy per adulti quindi non è in concorso.
La Lama del Dolore di Marco Davide (Armando Curcio Editore) Presenta un personaggio interessante con una trama debole. E' comunque parte di una serie: la trama probabilmente andrebbe vista anche in prospettiva.
Il Segreto dell'Alchimista di Antonia Romagnoli (Edizioni L'Età dell'acquario) Un po' al contrario del precedente, ha valida ambientazione e buona trama ma i personaggi mi sono piaciuti di meno. L'autrice mostra di avere il mestiere ben in pugno, comunque.
Kami di Alberto Cola (Delos Books) Una storia che avrebbe potuto svilupparsi in una trama di ampio respiro, ma costretta ad adattarsi ad un formato "mini". Un piccolo capolavoro, ma alla fine ho deciso di considerarlo un libro per ragazzi e quindi fuori concorso, anche se credo che sia un bel gioiellino, comunque.
L'Acchiapparatti di Tilos di Francesco Barbi (Editrice Campanila) un libro low fantasy scritto con solido mestiere, un bello stile, personaggi interessanti, una storia avvincente.

Complimenti a Francesco Barbi, vincitore del Premio Immaginario 2008!
Questa volta non ho avuto dubbi nell'attribuire la mia preferenza: L'Acchiapparatti di Tilos è proprio un bel libro.
Gli altri in concorso sono più o meno sullo stesso piano, buone letture con qualcosa che a mio modesto parere migliorerei, facendo comunque i complimenti a Uberto Ceretoli per una storia trascinante e ad Antonia Romagnoli per la capacità di districarsi in una trama di una certa complessità.

Appuntamento al Premio Immaginario dell'anno prossimo, se esisterà.

mercoledì 17 dicembre 2008

Il fantasy italiano esiste come genere?

Copio quasi fedelmente un mio intervento in una discussione sorta nei forum di Anobii.

Il Fantasy italiano forse starebbe meglio senza aggettivi, perché i lettori hanno pregiudizi contro gli autori nostrani. E dovrebbe poter crescere, perdere per strada gli autori meno validi e dar modo di farsi le ossa agli altri.
Per poterlo fare avrebbe bisogno di:
- abbastanza mercato, in modo da decretare successi e insuccessi che consistano nell'aver venduto più di 500 o 1000 copie, ora come ora la differenza potrebbe dipendere anche solo dall'autopromozione dell'autore o dalla pubblicità.
- corollario della precedente: almeno che i lettori italiani non lo schifassero a priori, come certi ancora fanno.
- case editrici disposte a investire qualcosa sugli autori del fantasy per adulti, e non di pompare solo i fenomeni di cassetta (autori di massa tipo Troisi o gli autori-ragazzini).

Per il momento siamo messi maluccio su tutti i fronti. Figuriamoci che bisogno c'è di quei sapientoni e critici autoproclamati che pensano di poter valutare un insieme di autori così magmatico a quel modo, in blocco tutti insieme. Per poi dire che fa tutto schifo, magari.
Sarei per il diritto di ogni scrittore di essere valutato per se stesso.


Fin qui la mia auto-citazione.
In effetti è piuttosto deprimente come situazione, e vedo che non è cambiato molto da quasi un anno fa a questa parte, quando ne parlavo in toni speranzosi ma non proprio ottimistici... forse in verità avrebbero dovuto essere ancor meno ottimistici!

Per tornare alla domanda che fa da titolo al post: la risposta per me è scontata, nel senso che è evidente (se li si legge) che gli autori italiani si stiano muovendo un po' in ordine sparso, ed è comunque no.
Il fatto che siano in molti a provare a scrivere del fantasy per adulti può significare che c'è un interesse in Italia verso questo genere, che è "di moda", ma queste non sono connotazioni che diano una specificità al fantasy italiano. Il fantasy per ragazzi e bambini prodotto da autori italiani è abbastanza sulla falsariga di quello estero, senza alcuna proposta originale, quindi anche se vende e magari vende anche benino non crea un genere o un movimento con una sua specificità e originalità sue.
L'unica tendenza intenzionale che vedo è quella a sviluppare un'ambientazione italiana o che abbia richiami al nostro paese o a zone vicine: per esteso, chiamiamolo fantasy mediterraneo.
Questa tendenza non la mettono in pratica tutti, comunque. E per quello che si è visto fino ad adesso si tratta più che altro di sostituire le ambientazioni nordiche con situazioni più vicine a casa nostra, almeno a livello superficiale. Per carità, è sacrosanto, ma non mi pare abbastanza per definire un genere letterario.

Ci sono degli spunti interessanti nel nostro fantasy per adulti, in verità. Ma ogni autore (e nel mio piccolo un po' ne ho letti) praticamente fa storia a sé.
Comunque il problema è sempre che la diffusione dei libri rimane molto bassa, perciò non si può parlare di un genere letterario se non c'è tangibile interesse dei lettori. Non si può parlare di niente finché l'ambiente è così ridotto, litigioso e fanzinaro: sempre più mi rendo conto che nei vari forum e blog io, che aspiro a pubblicare, parlo per lo più con altri aspiranti autori, autori magari mancati e non più aspiranti che si sono riciclati in rosiconi, e anche autori già pubblicati. Ma pubblicati, talvolta a pagamento, da minuscole case editrici, fermo restando il rispetto per la buona volontà di tutti e la speranza che questi siano passi verso un migliore domani. Nel frattempo, sarebbe bello se ci risparmiassimo almeno le riflessioni pseudo intellettuali che non portano da nessuna parte, o i criticoni arguti e spietati che si divertono a schizzare sterco in tutte le direzioni. Il fantasy italiano, purtroppo, è ancora un fenomeno assolutamente marginale.

venerdì 12 dicembre 2008

Il Seme della Follia



Dopo Velissa parliamo di un altro fumetto fantasy. Un fumetto dalla qualità grafica incredibile.
Le avventure dell'elfo Igguk (più che altro sembra un folletto) che deve salvare un regno fatato con l'aiuto di alcuni compagni di viaggio. Tavole stupende, ognuna è un'opera d'arte. Tratti realistici per delineare personaggi fantastici, grande attenzione al colore e alla luminosità, tonalità fiabesche incredibilmente evocative.

L'autore è Civiello (casa editrice: Magic Press), fumettista francese dal nome un po' italianeggiante (chissà?). Oltre a disegnare ha scritto le storie e questo è un problema, perché sono praticamente incomprensibili, perciò i primi due libri che sono usciti in Italia mi hanno lasciato perplesso: più facili da ammirare che da leggere. Terzo e quarto volume si avvalgono però di uno sceneggiatore. Speriamo bene, e speriamo di vederli presto in italiano.

giovedì 11 dicembre 2008

L'Acchiapparatti di Tilos


Questo è un libro "low fantasy" con un'enfasi sul low, perché i protagonisti sono veramente messi male: il gobbo e storpio Ghescik, che vive di espedienti non sempre pulitissimi, e il matto Zaccaria, che si è inventato il mestiere di acchiapparatti. Scopriremo che Zaccaria qualche dote nascosta ce l'ha, ma inizialmente viene completamente manovrato dal gobbo Ghescik, che lo trascina in una pericolosa avventura.
Francesco Barbi ha delineato un'ambientazione che richiama un'Italia povera e medievale per il suo L'Acchiapparatti di Tilos (edito da Campanila), e l'ha denominata Terre di Confine. Vi è una Chiesa della Luce che ricalca apparentemente il cristianesimo. Si tratta di territori contesi, ai margini di un impero che, fra le altre cose, ha bandito la magia e soppresso violentemente quelli che ne facevano uso.
Anticipando il meno possibile: la storia verte su un mostro (il boia di Giloc, così chiamato perché è imprigionato in quel paese, e usato per uccidere i condannati a morte) che di magia è nato, e che può essere capito solo studiando la sua magica natura. I due squinternati protagonisti hanno un interesse per gli argomenti misteriosi della magia, e così il loro destino si intreccerà con quello della creatura.
A Ghescik e Zaccaria si unisce per un certo tempo una prostituta, Teclisotta, che partecipa ai loro viaggi scalognati e picareschi, poi però questo personaggio nonostante fosse ben caratterizzato scompare dalla trama e non viene più usato (mi aspettavo di rivederlo nel finale, ma niente).

Il mondo delle Terre di Confine è anarchico, pericoloso e misero, e questo l'autore ce lo ricorda con inserti all'inizio dei primi capitoli, approfondendo l'ambientazione. Da una parte sono utili, ma li ho trovati un po' ripetitivi e soprattutto sono intrusioni dell'autore che distolgono il lettore dall'immersione nella storia.
E' un mondo di poveri paesi, di contadini che stentano a campare, di mercanti che se la passano poco meglio e di feudatari che hanno ben poco potere e ancor meno soldati.
Uno fra tutti, Gamara il cacciatore di taglie, è il classico personaggio fantasy capace di grandi imprese: già impressionante per la fredda determinazione, coi suoi abiti in pelle, le balestre e la grande spada, si distingue anche per il volto sfregiato. Tra le sue armi, che porta in un baule, un arco composito smontato e riposto in una cassetta, come se fosse il fucile di precisione di un killer dei giorni nostri... qui mi sono posto una domanda, ovvero: gli archi antichi erano smontabili? Credevo che gli unici archi smontabili (impugnatura e flettenti) fossero solo certi archi moderni, ma mi rimetto agli esperti di oplologia per un'opinione. Fermo restando che Gamara può avere l'arco che vuole...

In definitiva abbiamo uno stile scorrevole, dialoghi piacevoli. Qualche spunto divertente e grottesco nei dialoghi, anche se questo non è un libro comico, generalmente una storia ingegnosa e ben scritta.
Un esordio impressionante per il fantasy italiano. Complimenti a Francesco Barbi.

sabato 6 dicembre 2008

Hyperion Cantos


Dan Simmons è uno scrittore abituato a mescolare generi diversi, e non fanno eccezione i suoi Hyperion Cantos, una tetralogia di fantascienza che include diversi elementi sovrannaturali e pochi aspetti tecnologici, così da essere definibile più una "space opera" (tipo Guerre Stellari, per intenderci) o una serie di science fantasy che fantascienza vera e propria.
I primi due libri (Hyperion e La Caduta di Hyperion) traboccano di inventiva, di potenza letteraria, di riferimenti filosofici e religiosi. Andrebbero letti di seguito poiché in origine erano un libro solo, diviso in due per esigenze editoriali. Meno bella la seconda metà dei Cantos: Endymion e Il Risveglio di Endymion hanno tutta l'aria di poter essere invece condensati, volendo, in un unico volume. La soluzione ai molti interrogativi della trama prende corpo in una ragazzina che assume il ruolo di messia e redentrice, e la trovata ha l'aria di essere un po' loffia.

Hyperion si apre con un pellegrinaggio suicida, un viaggio cui partecipano diversi postulanti nella speranza di avere le proprie richieste accolte da un essere mostruoso e semidivino, lo Shrike, che custodisce le Tombe del Tempo. Una richiesta verrà accolta, gli altri postulanti verranno impalati sulle spine dell'Albero del Dolore: nei racconti dei viaggiatori vediamo perché essi vogliono rischiare così tanto per avere le proprie richieste accolte.
Da questo bizzarro pellegrinaggio in poi, la storia si evolve e ci mostra un ricco universo con molti poteri sacri e secolari, e dei barbari che dall'esterno cercano di invaderlo (sono chiamati Ousters).

I personaggi e le loro storie, le entità (umane e non) in lotta in questo mondo immaginario sono così complessi che sarebbe difficile renderne conto in uno spazio limitato. Mi limito a dire che questa tetralogia è estremamente interessante, esplosiva, nonostante il finale vada in calando e mi abbia un po' deluso.